Cara Matilde,
(…) Questo piano, che nel libro è chiamato “conoscitivo”, è
certamente un elemento fondamentale del procedere scientifico, ma non lo
esaurisce. La scienza non è riducibile alla «totalità delle proposizioni vere»3
, dice Cesaroni. Essa è piuttosto «la pratica che determina (e continuamente
ri-determina) le condizioni strutturali a partire dalle quali le è possibile
formulare, su un dominio oggettivo da essa costituito, proposizioni vere (o
meglio veridiche)» (p. 24).Infine, il terzo elemento sottolineato in ouverture
del libro è «la discontinuità fra la scienza e l’esperienza comune o naturale»
(p. 25). Nella prospettiva epistemologica, contro ciò che sostiene la
fenomenologia, «un’esperienza scientifica è un’esperienza che contraddice
l’esperienza comune», come scrive Bachelard4 . Cioè, osserva Cesaroni, la
scienza non nasce dall’esperienza, ma dal suo fallimento (p. 29)
Meglio ancora – citando una porzione più ampia … e non si dà
concetto che non sia scientifico. Di conseguenza non esistono, in senso
stretto, “concetti filosofici”» (p. 23). Un primo punto è fissato. Deleuze
sosteneva che «la filosofia è la disciplina che consiste nel creare concetti»,
mentre le scienze trovano il proprio elemento nelle funzioni, le quali «si
presentano come proposizioni in sistemi discorsivi»2 . Nella prospettiva che
Cesaroni chiama “epistemologica”, invece, «indicare nel concetto il campo
proprio della filosofia non significa rivendicare la sua competenza esclusiva
su di esso; al contrario, significa riconoscere che la filosofia sussiste come
discorso autonomo solo nella misura in cui è epistemologia» (p. 24). Un secondo
punto è messo in luce all’inizio del testo, e riguarda la differenza fra il
concetto e la “generalità”. Nella prospettiva epistemologica che assume
Cesaroni il concetto non si identifica con un processo di astrazione dal
molteplice dell’esperienza al fine di esplicitare le funzioni o relazioni che
intercorrono fra gli oggetti presi in considerazione. Questo piano, che nel
libro è chiamato “conoscitivo”, è certamente un elemento fondamentale del
procedere scientifico, ma non lo esaurisce. La scienza non è riducibile alla «totalità
delle proposizioni vere»3 , dice Cesaroni. Essa è piuttosto «la pratica che
determina (e continuamente ri-determina) le condizioni strutturali a partire
dalle quali le è possibile formulare, su un dominio oggettivo da essa
costituito, proposizioni vere (o meglio veridiche)» (p. 24). Infine, il terzo
elemento sottolineato in ouverture del libro è «la discontinuità fra la scienza
e l’esperienza comune o naturale» (p. 25). Nella prospettiva epistemologica,
contro ciò che sostiene la fenomenologia, «un’esperienza scientifica è
un’esperienza che contraddice l’esperienza comune», come scrive Bachelard 4 .
Cioè, osserva Cesaroni, la
scienza non nasce dall’esperienza, ma dal suo fallimento (p. 29).
Pierpaolo Cesaroni, La vita dei
concetti. Hegel, Bachelard, Canguilhem, Quodlibet, Macerata 2020